Il libro che stiamo leggendo in questo momento

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Italo Svevo, "Una Vita".

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martedì 19 gennaio 2010

LE PRIME 60 PAGINE SECONDO NOI

A Natale, dopo uno dei numerosi pranzi di un dicembre in famiglia, ci ritroviamo per caso a parlare di letteratura e a suonare una chitarra.
Nasce tra le parole l’idea, nonché uno dei numerosi propositi per l’anno nuovo, di ritrovarci periodicamente per leggere, per ricordarci meglio, insieme, cosa significa letteratura e perché ce ne stiamo dimenticando.
Tra tutti gli scrittori da dove potevamo inziare, lentamente, approdiamo a Italo Svevo: “quello della coscienza di Zeno”. Ma sicuramente non avrà scritto solo quel libro che ricordiamo esserci piaciuto, allora partiamo dall’inizio. “Una Vita” scritto nel 1887, ma pubblicato a spese dell’autore soltanto nel 1892.
Al primo appuntamento del nostro “club del libro”, abbiamo letto i primi 5 capitoli del romanzo. Siamo entrati nelle vita di Alfonso Nitti, giovane impiegato di banca in una città che crediamo sia Trieste, ma che ancora non è stata nominata e forse non lo sarà mai (non lo sappiamo!), abbiamo visto con i suoi occhi il buio edificio della banca in cui lavora e un paio di vie grigie e fredde della città in cui si è trasferito arrivando da un villaggio in campagna. Al villaggio Alfonso ha lasciato una madre vedova, tutti i suoi ricordi e il suo cuore. Con gli occhi di Alfonso, guidati da un narratore onniscente, siamo entrati nella sua misera stanza in affitto presso una malconcia famiglia di città, abbiamo indagato i contorni rotondi della giovane e indisponenente figlia del proprietario della banca, e ci siamo visti davanti i fragili e spesso ridicoli colleghi.
Le dinamiche da ufficio con le frustrazioni quotidiane e personali sono già emerse, insieme ad un quadro variegato della fragilità umana.
Dalle prime 60 pagine ci siamo già fatti un’idea del personaggio pià interessante, dell’inettitudine del protagonista, della sottile critica alla società borghese dell’epoca che, immaginiamo, ci accompagnerà per tutto il romanzo.
Ed ecco la prima domanda che ci facciamo, cosa signiica essere spontanei? Come reagiscono diverse personalità e persone davanti alla medesima opera d’arte e conseguentemente al medesimo evento della vita? E’ vero che l’intellettuale non reagisce spontanemente perché indottrinato? Ed è vero che il puro, cioè colui che non ha alcuna cultura, ha una reazione più “spontanea”?